Chi fa la successione è obbligato a pagare i debiti del defunto?
Con l’apertura della successione gli eredi non rispondono dei debiti del defunto e non devono saldare le rate con la banca se rinunciano all’eredità.
Un nostro lettore ci pone la seguente domanda: in caso di morte del coniuge quali prestiti posso essere non pagati? Esistono modi per tutelarsi o per sospendere le rate? È vero che chi fa la successione è obbligato a pagare i debiti del defunto?Partiamo proprio dall’ultimo quesito. Il concetto di “successione” viene usato spesso in modo generico e improprio.
In verità, quando una persona muore è necessario compiere più di un adempimento burocratico, sia per rispettare le regole fiscali, sia per sancire il passaggio di proprietà del patrimonio. Questi oneri spettano ai suoi “potenziali eredi” (i cosiddetti chiamati all’eredità): si tratta cioè di coloro che hanno il diritto di accettare l’eredità perché sono menzionati nel testamento oppure perché, in assenza di testamento, rientrano tra i soggetti individuati dal codice civile come “eredi”.
Chi intende accettare l’eredità deve quindi:
fare la dichiarazione di successione, ossia una comunicazione all’Agenzia delle Entrate (per via telematica) con cui si dichiara l’entità dell’asse ereditario. Tale adempimento, che non comporta alcuna accettazione tacita di eredità (per cui non determina l’acquisto della qualità di erede, né responsabilità patrimoniali), serve solo a liquidare l’imposta sulle successioni. Esso deve essere effettuato entro massimo 1 anno dal decesso, a pena di sanzioni amministrative;
fare l’accettazione di eredità dinanzi a un notaio o al cancelliere del pubblico ufficiale. Tale adempimento invece ha natura civilistica e ha lo scopo di decretare il passaggio di proprietà dei beni e di tutti i diritti dal defunto ai suoi eredi. Una volta effettuata l’accettazione, questa è irrevocabile, anche se ci si dovesse accorgere, in un successivo momento, di debiti particolarmente elevati di cui non si aveva conoscenza. L’accettazione di eredità implica non solo la successione nel lato attivo del patrimonio del defunto ma anche nel lato passivo: quindi gli eredi saranno tenuti a rispondere dei debiti del de cuius, ciascuno in proporzione alla propria quota.
Torniamo al quesito di partenza: è vero che chi fa la successione deve saldare tutte le rate con la banca e i debiti del defunto? Se con la parola “successione” si intende la “dichiarazione di successione” (quella cioè da inviare al fisco), la risposta è negativa. Essa, come anticipato, ha solo fini tributari. Invece, se con questo termine intendiamo tutte le pratiche di successione, comprensive quindi della dichiarazione di accettazione dinanzi al notaio o al cancelliere, la risposta è affermativa. Difatti, è solo con l’accettazione dell’eredità che si risponde delle obbligazioni del defunto. Prima di tale adempimento, il familiare, anche se convivente, non ha alcun obbligo economico.
Attenzione però ai termini. Ci sono 10 anni per fare l’accettazione dell’eredità. Alla scadenza, il silenzio si considera come rinuncia all’eredità. Tuttavia, per i conviventi e coloro che hanno il possesso dei beni del defunto valgono termini diversi. Questi ultimi infatti devono:
fare l’inventario entro 3 mesi dalla morte del de cuius;
dichiarare, nei successivi 40 giorni, se intendono accettare o meno l’eredità.
Il mancato rispetto di tali scadenze implica accettazione dell’eredità.È appena il caso di ricordare che l’accettazione dell’eredità può avvenire anche in forma tacita, ossia con una serie di comportamenti incompatibili con la volontà di rinunciare: si tratta, per lo più, di atti di gestione e di disposizione del patrimonio del defunto (come ad esempio la vendita dei beni, la concessione in locazione, il prelievo dal conto corrente caduto in successione, ecc.). Leggi Quali sono gli atti di accettazione tacita dell’eredità.
Chi accetta l’eredità, anche in forma tacita, deve pagare i debiti del defunto in proporzione alla quota del patrimonio da lui ereditata, ivi comprese le rate con la banca. Non c’è quindi modo di sospendere il pagamento. Diversamente, l’erede potrebbe essere segnalato alla Centrale Rischi interbancaria.
A questo punto sarà bene attendere prima di effettuare l’accettazione, in modo da procurarsi le disponibilità necessarie per non cadere in mora ed evitare l’inserimento nella black list dei cattivi pagatori.
L’erede potrebbe però: rinunciare all’eredità: in tal modo non subentra in alcun debito del defunto e non sarà tenuto a pagare banche e altri creditori. Tuttavia, così facendo, non otterrà neanche la quota dei beni del de cuius che altrimenti gli sarebbe spettata e non potrà vantare alcun diritto successorio. Anche chi fa la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate può sempre rinunciare all’eredità (a meno che non abbia prima compiuto un atto di accettazione tacita);
accettare l’eredità con beneficio di inventario: con questa soluzione si è obbligati a pagare i creditori nei limiti del valore dei beni ricevuti in successione. Pertanto i creditori potranno pignorare, in caso di inadempimento, solo quanto dall’erede ricevuto dal defunto e non anche i suoi beni personali. Tale scelta limita la responsabilità dell’erede, il quale non rischia di pagare più di quanto ottenuto con la successione.
Visto su: La legge per tutti