€ 0 a € 2.000.000

Altri filtri
Ricerca Avanzata

€ 0 a € 1.000.000

Altri filtri
Risultati della ricerca

Spazzatura: raddoppia il tempo di prescrizione

1 Novembre 2017
Comments:0

Spazzatura: raddoppia il tempo di prescrizione.

La legge di bilancio 2018 eleva a 10 anni il termine di prescrizione di tutte le cartelle di pagamento di Agenzia Entrate Riscossione.
Chi, in passato, non ha pagato la spazzatura potrà essere perseguitato per gli arretrati degli ultimi dieci anni e non più solo degli ultimi cinque, come è stato sino ad oggi. È questo l’ennesimo effetto della norma inserita nella bozza della legge di bilancio 2018 in corso di approvazione da parte del Governo. La manovra di fine anno vuole infatti elevare a 10 anni il termine di prescrizione di tutte le cartelle esattoriale, termine che invece, attualmente – secondo quanto chiarito dalle Sezioni Unite della Cassazione – varia in base al tipo di imposta o sanzione richiesto. Questo vuol dire che, se dovesse essere approvata la nuova norma, il termine di prescrizione della Tari, l’imposta sui rifiuti, verrebbe letteralmente raddoppiato, passando da 5 a 10 anni. Ma procediamo con ordine e vediamo come potrebbe cambiare, a breve, la disciplina relativa agli arretrati della spazzatura.

Nessuna norma di legge stabilisce quale prescrizione debbano avere le cartelle di pagamento. In passato Equitalia ha sostenuto che, se la cartella non viene impugnata nei 60 giorni, essa diventerebbe del tutto simile a una sentenza definitiva e quindi, come quest’ultima, avrebbe una prescrizione di 10 anni. Tesi però rigettata dalle Sezioni Unite della Cassazione che, con una sentenza di fine 2016 [1], hanno invece chiarito che la cartella è un atto amministrativo e tale resta anche se non viene contestata. La conseguenza è che, anche dopo la sua notifica e il decorso dei termini per il ricorso, non cambiano gli originari termini di prescrizione, termini che sono diversi a seconda del tipo di tributo. Ad esempio, per il bollo auto la prescrizione è di 3 anni; per il Tari, la Tasi e l’Imu è di 5 anni; stessa sorte per le multe stradali, mentre per Irpef e Iva la prescrizione è decennale.

Ora il Governo vorrebbe calpestare l’interpretazione della Cassazione e affermare un principio diametralmente opposto, valido anche per il passato (ossia per le cartelle notificate prima dell’approvazione della legge di bilancio 2018): secondo la norma appena scritta sulla bozza della manovra [2], tutti i debiti per cartelle esattoriali notificati entro il 31 dicembre 2017 hanno una prescrizione di 10 anni. Lo scopo è ovviamente quello di dare più tempo all’Agenzia Entrate Riscossione per pignorare i beni dei contribuenti. Tanto vale sia per la Tari che per le altre imposte (ad esempio per il bollo auto il termine di prescrizione è più che triplicato).

Non è tutto. La nuova disposizione avrà effetto retroattivo, quindi vale anche per le vecchie cartelle che, stando ai precedenti conteggi, si sarebbero già prescritte. Ora invece questi debiti “antichi”, per effetto dell’applicazione della riforma, verrebbero riportati in vita. Con tanto di benservito a chi non ha voluto aderire alla rottamazione perché riteneva di non aver più nulla da pagare.

 

Share

Scrivici, ti rispondiamo presto!

Rimaniamo in contatto

    confrontare