Quanto è il compenso di un amministratore di condominio?
Cosa sono le spese condominiali e come si dividono? Come si calcola il corrispettivo dell’amministratore? Qual è il suo costo medio?
Amministrare un condominio non è cosa semplice, soprattutto se l’edificio è molto grande e tra proprietari non c’è concordia. A volte può risultare un compito davvero ingrato, se solo si pensa alle tante responsabilità, civili e penali, in cui può incorrere chi si propone di gestire un fabbricato. È anche vero che non si tratta di un’attività da svolgere gratuitamente: anche l’amministratore, infatti, ha diritto a essere pagato per il lavoro svolto. Quanto è il compenso di un amministratore di condominio?
La risposta a questa domanda non è semplice in quanto non esiste un tariffario a cui rifarsi. A differenza delle libere professioni, non ci sono parametri o criteri precisi da seguire. Va però detto che, in base a una certa prassi, il compenso dell’amministratore è proporzionato al sussistere di certe condizioni, come ad esempio l’affidamento di lavori di manutenzione straordinaria. Se l’argomento t’interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo insieme quanto è il compenso di un amministratore di condominio.
Indice
1 Spese condominio: quali sono?
2 Spese condominio: come si dividono?
3 Compenso amministratore: come si ripartisce?
4 Compenso amministratore: a quanto ammonta?
5 Compenso amministratore: come si calcola?
6 Amministratore condominio: qual è il compenso medio?
Spese condominio: quali sono?
Il compenso dell’amministratore rientra senza alcun dubbio all’interno delle spese condominiali. Per tali si intendono quelle inerenti alle parti comuni dell’edificio, alla loro manutenzione e gestione.
Ad esempio, sono spese condominiali le bollette che servono a pagare la luce delle scale e il servizio di riscaldamento comune, i lavori di manutenzione del cortile, del tetto o della facciata, il servizio di portineria, ecc.
Spese condominio: come si dividono?
Le spese condominiali si ripartiscono tra tutti i condòmini, tenendo conto delle tabelle millesimali. In altre parole, le spese che riguardano le parti comuni vanno pagate da tutti, in misura proporzionale al valore di ciascuna proprietà, valore che in genere è espresso in millesimi [1]. Quindi, chi ha più millesimi, più paga. Questo criterio può essere derogato soltanto dal regolamento contrattuale adottato all’unanimità.
La legge prevede altri due criteri di ripartizione delle spese, che si applicano al ricorrere di circostanze particolari:
il primo riguarda le cose destinate a servire i condòmini in misura diversa; in questo caso le spese sono ripartite in proporzione dell’uso che ciascuno può farne. È il caso dell’ascensore: chi sta a pianterreno paga meno di chi sta all’ultimo piano. Nulla deve pagare, invece, chi ha una proprietà non raggiunta dal servizio (è il caso di chi possiede solamente un box interrato che può essere raggiunto tramite le scale e non l’ascensore);
il secondo riguarda i condòmini complessi o supercondomini. In questi edifici, ogni gruppo di condòmini paga le spese relative alla manutenzione dei servizi di cui si avvale. Ad esempio, i condòmini della scala A non pagano l’ascensore presente nella scala B.
Compenso amministratore: come si ripartisce?
Il compenso dell’amministratore viene pagato da tutti i condòmini, in proporzione al valore di ciascuna proprietà. Si applica dunque il criterio generale della suddivisione delle spese in base ai millesimi di proprietà.
Se nel condominio ci sono inquilini, cioè persone che vivono in affitto, il compenso dell’amministratore va pagato dal proprietario.
Non ci resta ora che vedere a quanto ammonta il compenso dell’amministratore.
Compenso amministratore: a quanto ammonta?
Il compenso dell’amministratore viene pattuito al momento del conferimento dell’incarico. In genere, chi si candida a gestire un condominio sottopone all’assemblea un preventivo, suscettibile di variazioni in base al lavoro effettivamente svolto, che spetta poi ai condòmini accettare o meno.
È la legge [2] a stabilire che l’amministratore, all’atto dell’accettazione della nomina e del suo rinnovo, deve specificare analiticamente, a pena di nullità della nomina, l’importo dovuto a titolo di compenso per l’attività svolta.
Per gli amministratori di condominio non esiste un tariffario, in quanto l’attività di amministratore non è equiparata a quella dei liberi professionisti iscritti all’albo (avvocati, ingegneri, commercialisti, architetti, ecc.).
Il compenso dell’amministratore è quindi rimesso all’accordo con i condòmini. Esistono però dei criteri che si sono diffusi con la prassi e che servono a determinare, almeno in maniera approssimativa, l’entità del compenso dell’amministratore. Vediamo quali sono.
Compenso amministratore: come si calcola?
In genere, il compenso dell’amministratore di condominio tiene conto delle seguenti circostanze:
la grandezza dell’edificio;
il numero di condòmini;
il tipo di unità immobiliari (abitazioni e uffici sono più costosi rispetto a un edificio fatto solamente di box e garage);
la realizzazione di interventi di manutenzione straordinaria;
l’eventuale presenza di collaboratori.
Amministratore condominio: qual è il compenso medio?
Fermo restando che ogni amministratore è libero di chiedere il compenso che ritiene più opportuno, il costo medio per un amministratore si aggira intorno ai 1.000 – 1.500 euro annui per un condominio di medie dimensioni.
Come già ricordato, il compenso è suscettibile di variazioni in base alla concreta attività svolta dall’amministratore durante il suo incarico.
Ad esempio, un improvviso guasto delle tubazioni che comporta un intervento urgente dell’amministratore farà lievitare il suo compenso; lo stesso dicasi nel caso di lavori di manutenzione straordinaria concordati con l’assemblea, come ad esempio il rifacimento della facciata, l’installazione di pannelli solari, la coibentazione del tetto, ecc.
Visto su : La legge per tutti