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Inversione di tendenza per le aste immobiliari: – 6,7% negli ultimi sei mesi.

12 Gennaio 2016
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Inversione di tendenza per le aste immobiliari: – 6,7% negli ultimi sei mesi.

A fronte dei continui aumenti degli scorsi anni, negli ultimi sei mesi il numero delle case all’asta è diminuito del 6,7%. È quanto emerge dal rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro studi Sogeea, che registra un’inversione di tendenza imputabile a una diminuzione delle persone che si trovano in condizioni economico-finanziario difficili e a politiche meno aggressive degli istituti di credito.
Distribuzione geografica delle aste

Il numero delle case all’asta in Italia è diminuito del 6,7% in sei mesi: le procedure in corso sono infatti 28.672, a fronte delle 30.746 rilevate all’inizio di luglio 2015. Più della metà degli immobili residenziali in vendita (16.391) si concentra nel nord del Paese; seguono il Centro con 6.711, il Sud con 3.026 e le Isole con 2.544. Poco meno di un quinto delle case oggetto dello studio, pari a 5.411 unità, è localizzato in Lombardia, regione che precede nettamente il Veneto (4.348); più staccati Piemonte (2.740), Lazio (2.299), Sicilia (1.971), Emilia Romagna (1.879) e Toscana (1.713). Sopra il migliaio di case all’asta anche Campania (1.267) e Liguria (1.057). Appena 16 gli immobili residenziali all’incanto in Valle d’Aosta.

A livello di province, invece, spiccano le 1.596 case all’asta di Vicenza, con Bergamo a quota 1.324 seguita da Roma (1.320), Torino (1.238) e Brescia (1.127).
Un mercato sensibilmente ridotto

“Il numero di immobili residenziali all’asta nel nostro Paese si è sensibilmente ridotto, segnando una importante inversione di tendenza rispetto al recente passato. – ha spiegato Sandro Simoncini, presidente di Sogeea – Negli ultimi sei mesi le vendite all’incanto andate a buon fine non sono state compensate dall’arrivo sul mercato di altrettante case, segno che le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stanno fortunatamente diminuendo e che gli istituti di credito sono meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza”.

“Questo per almeno due motivi: le banche sono consapevoli che il valore degli immobili è drasticamente calato negli ultimi anni e, di conseguenza, un’asta non le farebbe comunque rientrare dei capitali erogati; inoltre sanno che, in molti casi, le difficoltà di chi ha acceso un mutuo sono legate a meccanismi discutibili come quello degli interessi scaturiti dagli interessi”

“Va comunque sottolineato che nella stragrande maggioranza dei casi parliamo di immobili non di pregio, per cui è ancora la fascia di reddito medio-bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi: il 66% delle case in vendita ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, percentuale che sale addirittura fino all’88% se prendiamo in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro”.

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