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I contanti versati sul conto corrente vanno tassati.

11 Settembre 2017
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I contanti versati sul conto corrente vanno tassati.

La presunzione automatica di evasione fiscale a favore dell’Agenzia delle Entrate può essere superata solo con la prova contraria (documentale) fornita dal contribuente circa la provenienza dei soldi.

Per legge i contanti versati sul conto corrente, la cui provenienza non può essere dimostrata, si considerano «reddito», anche se reddito non sono. Pertanto vanno tassati. Salvo ovviamente prova contraria, ossia provarne la fonte. Si può riassumere con queste quattro parole una delle norme [1] più complesse del nostro sistema tributario e che più ha generato contenzioso tra contribuenti ed Agenzia delle Entrate. In altre parole, secondo l’ordinamento, tutti i soldi oggetto di versamenti sul conto corrente si presumono «in automatico» (quindi senza bisogno di prove) come corrispettivo per un’attività di lavoro o per la vendita di un bene o di un servizio. Il titolare del conto può dimostrare il contrario (ad esempio, che si tratta di donazioni, vincite alle slot machine o al gioco, ecc.), ma non sempre è gioco facile. Così, in assenza di tali prove, i contanti versati sul conto corrente vengono tassati, oltre all’applicazione delle sanzioni.

Questa disposizione vale per qualsiasi tipo di contribuente: dal dipendente con stipendio fisso, al lavoratore autonomo, dal professionista all’imprenditore. Ma procediamo con ordine e cerchiamo anche di capire come difendersi in caso di accertamento.

Per comprendere meglio di cosa stiamo parlando, facciamo un esempio pratico. Immaginiamo un giorno un uomo con un reddito molto basso (poche centinaia di euro al mese) che riceve dal proprio padre, malato e in fin di vita, una cospicua somma in contanti per diverse migliaia di euro. L’uso del cash viene preferito al bonifico bancario per non ingelosire gli altri fratelli che potrebbero rivendicare, dopo la morte del papà, la loro parte dei soldi. Il figlio “prediletto” deposita subito l’importo sul proprio conto corrente. Dopo tre anni, l’Agenzia delle Entrate si accorge di questo versamento e lo giudica “sospetto” perché non in linea con lo stipendio dichiarato dal contribuente (che, peraltro, gli viene bonificato direttamente sul conto dall’azienda). Pertanto il funzionario dell’ufficio chiede chiarimenti sulla provenienza dei soldi. L’uomo, che non ha mai ricevuto alcuno scritto dal padre ad ufficializzare la donazione, ha solo la testimonianza della madre, che ha assistito alla scena della consegna del denaro ed è in grado di confermare ciò. Ma all’Agenzia delle Entrate non basta: sostiene infatti che le dichiarazioni materne non sono sufficienti a risalire alla fonte del versamento bancario e che c’è bisogno di prove documentali. Poiché queste mancano, il fisco invia un accertamento fiscale al donatario: presumendo che tali soldi provengano da un reddito nascosto al fisco, li tassa e vi applica anche le sanzioni. È legittimo l’operato dell’Agenzia delle Entrate?

La risposta è affermativa. Infatti, tutte le volte che ad un versamento di contanti sul conto corrente non viene accompagnata – in caso di richiesta di chiarimenti da parte del fisco – la prova dell’origine delle somme, i soldi si considerano in automatico come se fossero un reddito tassabile. Si ha quella che viene chiamata «presunzione automatica di reddito» a favore dell’Agenzia delle Entrate che, così, è esonerata dall’onere della prova. Prova che, invece, viene addossata al contribuente che voglia difendersi e, in assenza della quale, quest’ultimo purtroppo soccombe. In cosa può consistere questa prova? È necessario che il contribuente dimostri che tali somme sono già state tassate alla fonte (ad esempio un risarcimento per la perdita di un guadagno; leggi sul punto Sul risarcimento del danno si pagano le tasse?) oppure sono esenti (ad esempio una donazione, una vincita, ecc.).

Ecco perché è giusto dire che i contanti versati sul conto corrente vanno tassati se il correntista non è stato prima così diligente da assicurarsi una prova scritta che documenti la loro provenienza. Altrimenti resta sempre preferibile il caro e vecchio materasso.

 

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